domenica 25 febbraio 2018

COMMEMORAZIONE STEFANIZZI - CLASSI 5 A, 5 B, 5 C




Il giorno 8 febbraio 2018 si è svolta la commemorazione per ricordare il carabiniere Ferdinando Stefanizzi e, per quell’occasione, gli alunni delle tre classi quinte hanno elaborato dei testi in suo onore.

ANNULLO FILATELICO


Le classi quinta C e quinta B hanno composto per Stefanizzi rispettivamente una poesia , mentre gli alunni della quinta A hanno scritto a Stefanizzi una lettera


AL NOSTRO EROE

Un tragico mattino
Segnò il tuo destino,
Onore all’Arma hai donato
E in cielo te ne sei andato.
Con l’esempio hai dimostrato
Il tuo valore smisurato
E con coraggio il pericolo hai annullato.
Un grazie noi leviamo
E a te lo rivolgiamo

Con affetto
Gli alunni della classe QUINTA C – PLESSO NOSENGO
------------------------------------------------------------------------------------------------


Non sappiamo chi sei
Non sappiamo se c’era il sole
O se volavano le foglie...
Non sappiamo perché
Non abbiamo visto
Le tue impronte sul selciato...
I grandi ci dicono
I grandi raccontano
Ma non capiamo il perchè...
Ti conosciamo in questi ragazzi
Che hanno la tua
ARMA:
il tuo sorriso


Siamo alunni della 5°B e non c’eravamo 30 anni fa. Non ti abbiamo conosciuto ma avremmo voluto farlo, come carabiniere, come uomo e come padre...Come bambini vogliamo salutarti come i tuoi figli 30 anni fa: “Ciao papà”.

A Ferdinando Stefanizzi

San Damiano, 8 febbraio 2018

------------------------------------------------------------------------------------------------


Caro Ferdinando,
quante brutte notizie scorrono nella nostra vita...quanto egoismo!
Le notizie ci spaventano...
Il mondo è egoista, pochissimi sono altruisti, esiste una frase che descrive la razza umana: “Quando una razza diventa troppo potente comincia a distruggersi da sola...”
Tutti possono fare buone azioni ma poche persone lo fanno!
Il nostro paese ha un grande Eroe: sei tu, Ferdinando Stefanizzi!!
Tutti possiamo imparare qualcosa da te! Da un grande mestiere derivano grandi responsabilità!!
Arma dei Carabinieri, il vostro lavoro è una scelta di vita molto importante e il vostro valoroso coraggio è utile a tutti noi!
Difficile è staccarsi dall’animo prezioso e audace di chi ha sacrificato la propria esistenza per tutti noi!

Grazie Ferdinando!


Gli alunni della classe QUINTA A – PLESSO GARDINI



MOMENTI DELLA MANIFESTAZIONE



La solennità della cerimonia e le emozioni provate il giorno 8 febbraio 2018 rimarranno sicuramente impresse per sempre nel cuore e nei ricordi di tutti gli alunni.






GLI ALUNNI DELLE CLASSI 5°B E 5°C LEGGONO LE LORO POESIE DURANTE LA CERIMONIA





giovedì 22 febbraio 2018

EGIZI PER UN GIORNO..... - CLASSE 4 C

Torino....arriviamoooooo!
Infatti ...così è stato: il giorno 15 febbraio la classe 4C, della Scuola Primaria G.Nosengo di San Damiano d'Asti, si è recata a visitare la città di Torino.
In particolare Palazzo Reale con  l'Armeria Reale e il "mitico" Museo Egizio.















All'interno del Palazzo dei re ci siamo immedesimati cavalieri e damigelle, circondati da armature e cavalli.....






.....a mezzogiorno tutti a tavola con pizzaaaa!!!!! 


Pomeriggio al Museo Egizio...con tanta voglia di sapere!!!




Poi tornati a scuola....anche noi per un giorno siamo diventati Egizi e abbiamo lavorato il papiro...con l'aiuto delle maestre.
Abbiamo fatto un laboratorio e preparato il foglio di papiro con carta, garza e colla miscelata a caffè.


Quando il nostro papiro sarà asciutto.... allora con i colori naturali a base di curcuma, spinaci e cavolo viola.....dipingeremo i nostri geroglifici!!!!














E' stato un vero piacere....farvi partecipi delle nostre bellissime esperienze!!!!!

a cura di Laura Icardi


martedì 20 febbraio 2018

PREMIO FERNANDO STEFANIZZI - CLASSE 4 C











Giovedì 8 febbraio 2018, il paese di San Damiano d'Asti ha ricordato in modo solenne con tanto di autorità, Fanfara dei carabinieri, associazioni locali e cittadini, la figura del carabiniere scelto Fernando Stefanizzi, ucciso 30 anni fa, da due rapinatori, proprio in piazza Libertà.












Per l'occasione è stato indetto per gli alunni delle scuole locali un concorso di disegni e poesie sul tema .
Hanno partecipato tutti gli alunni delle scuole primarie e medie e tra i tanti disegni, solo cinque di questi sono diventati le bozze per un migliaio di cartoline distribuite per l'occasione.


Vincitrice per la sezione scuola primaria è stata l'alunna Tinello Giada della classe 4C del plesso Nosengo, che qui vediamo ritratta in foto con la figlia del carabiniere Fernando, anche lei carabiniere.




Premiata dal vicesindaco, architetto Giorgio Gilardetti, con un pizzico di emozione ha piacevolmente motivato la sua bozza.
Tornata a scuola è stata accolta con un caloroso applauso dai compagni e dalle docenti.




GRANDE GIADA!!!!!!

A cura di Icardi Laura

venerdì 16 febbraio 2018

SFIDE DA INSEGNANTI

La società cambia.....i nostri bambini cambiano, i loro bisogni cambiano!!
Occorre conoscere e perfezionare gli strumenti per osservarli, comprenderli tenendo conto dei loro stili di apprendimento e partendo dalle loro motivazioni….




NOI INSEGNANTI SIAMO PRONTI A QUESTA SFIDA!!!!



a cura di Claudia Avidano

mercoledì 14 febbraio 2018

Giornata della memoria - CLASSE 2 B

27 gennaio 1945…27 gennaio 2018...GIORNATA DELLA MEMORIA

Oggi a scuola abbiamo guardato un cortometraggio sulla shoah.    





Tre minuti e mezzo di un cartone animato “A misura di bambino” ci hanno permesso di conoscere in modo semplice gli atroci avvenimenti di una storia molto lontana.




















Ognuno di noi ha realizzato un disegno: la scena del filmato che più gli è rimasta impressa…eccone alcuni.











Poi abbiamo letto la poesia scritta da un ragazzo di nome Pavel rinchiuso in “Una di quelle prigioni” e abbiamo realizzato tutti insieme un cartellone.








Qualcuno di noi ha chiesto alla maestra: “Perché sono successe quelle brutte cose?”

Lei non ha saputo rispondere, ma ci ha parlato di un certo Levi, e ha citato una delle sue frasi più famose:

SE COMPRENDERE È IMPOSSIBILE

CONOSCERE È NECESSARIO!

Primo Levi



A cura di Daniela Ragaglia








lunedì 12 febbraio 2018

FANTASIA IN GIOCO!! - CLASSI 3 B, 3 C


COSA SEMBRA?



Noi alunni delle classi 3B e 3C, scuola primaria "G. Gardini", ormai da due anni stiamo partecipando a un laboratorio che ci permette di esprimerci in tanti modi.

In questa attività siamo partiti dal contorno di una FOGLIA per arrivare ad immaginare che cosa sembrasse.
Abbiamo trovato la cosa piccola che stava dentro, l'abbiamo girata, spostata, ne abbiamo disegnata un'altra vicina, l'abbiamo ingrandita e rimpicciolita…
Insomma IMMAGINAZIONE A TUTTO GAS!!!
GRANDE GIULIA!!!!












Adesso la parola alle nostre maestre...


Istruzioni per l’uso:
- Prendere gruppi di bambini diversi
- Impegnare un venerdì mattina quando la stanchezza del fine settimana si fa sentire
- Preparare un foglio bianco
- Usare tanta immaginazione e fantasia

FONDAMENTALE:
Inserire tutto in un’ora di lezione con Giulia, un’originale professionista, e otterrete un laboratorio espressivo che potenzierà le capacità di ogni alunno di immaginare e verbalizzare soluzioni creative a problemi reali o astratti che si presenteranno alla loro attenzione.








A cura di Barbieri Graziella, Mecca Virginia, Spadafora Annamaria e Trinchero Leonora


Il flash mob contro il bullismo - CLASSI 3 A, 3 B, 3 C, 4 A, 4 B, 4 C

Mercoledì 7 febbraio 2018, con i ragazzi della Scuola Secondaria di primo grado dell'Istituto Comprensivo di San Damiano, c'eravamo anche noi: alunni e insegnanti delle classi 3A, 3B, 3C, 4A, 4B e 4C delle Scuole Primarie "Gardini e Nosengo " di San Damiano cap.



È stato un modo divertente e coinvolgente per «dire no al bullismo» e alla fine tutti insieme a costruire  un "grande nodo" che si è sviluppato su piazza 1275.



Il nostro nodo blu contro il bullismo!!!



a cura di Mecca Virginia

lunedì 5 febbraio 2018

BAMBINI FACCIAMO MUSICA!!!! - CLASSE 2 C

“Bambini facciamo musica!!”
“Siiiiiiii!!!!!!!!”
L’ora settimanale è sempre accolta con entusiasmo perché significa allegria, movimento, gioco.
Eppure….è una cosa seria!
Queste immagini raccontano di una storia sonorizzata. 








 Come?
In tre diverse modalità: voce, corpo e strumenti.
Senza quasi rendersene conto, i bambini imparano a modulare bene la voce, adattandola ai momenti del racconto (come fosse l’audio di un film) e imitando rumori, versi e suoni.
Usano le parti del corpo come fossero tamburi, violini e maracas.
E poi suonano per imitare gli animali che fuggono, la bufera di neve, il ruscello che scorre, il cuore che batte forte.
E’ sempre una festa poter liberare energie e scatenare la fantasia. Eppure, senza rendersene conto, ascoltano, prestano attenzione, imparano l’importanza del silenzio e della collaborazione, gestiscono le emozioni.


A loro, però, cosa resta? Nel cassetto della memoria ci sarà posto (speriamo!) per il ricordo di momenti di scatenato e dis….ordinato divertimento.


a cura di Maria Teresa Franco e Claudia Avidano

Concorso letterario Felice Daneo


                                             
A San Damiano d'Asti, domenica 28 gennaio 2018, sono stati premiati due partecipanti al concorso letterario Daneo, della scuola elementare di San Damiano d'Asti : un alunno della classe quinta B e un' insegnante del plesso.



Categoria di partecipazione: "piccoli scrittori- premio Anna Maria Cirio".


Titolo del racconto:"Cosimo alla ricerca."

In un piccolo e grazioso villaggio viveva Cosimo il pappagallo. Una mattina si svegliò prestissimo perché aveva deciso di partire. Era da molto tempo che si sentiva infelice anche se non aveva nessuno motivo per sentirsi così. Era annoiato perché non succedeva mai niente di interessante nel giardino in cui viveva. Tutte le mattine la solita storia, si affacciava alla finestra e vedeva: mamma lumaca che gridava ai suoi piccoli di sbrigarsi per andare a scuola, Ernesto il coniglietto che andava molto veloce avanti e indietro, Gianna la farfalla che faceva il giro dei fiori del prato prima di entrare in classe e infine il signor Rondine ma lui non era tanto simpatico e non parlava con nessuno. Quindi chi poteva vedere Cosimo il pappagallo? Aveva deciso così di andarsene da lì. Cosimo partì e andò in cerca della felicità. Camminò tutto il giorno, quando si fece sera decide di fermarsi e riposare. Si addormentò su un ramo ma ad un certo punto spuntò un corvo, con la voce minacciosa, gli ordinò di andarsene perché quello era il suo ramo. Dove poteva andare ora? Trovò un altro ramo un po’ più in là. E visto che nessuno girava da quelle parti poteva finalmente riposare. Si alzò all’improvviso un’aria molto fredda e gocce giganti caddero dal cielo. Non aveva mai visto un temporale così. Corse a cercare un altro riparo e lo trovò vicino a dei sassi. Si rannicchiò spaventato e si addormentò esausto. La mattina dopo riprese il suo viaggio, camminando giorno dopo giorno. Incontrò sulla sua strada molti animali, anche molto strani, che non aveva mai visto nel suo giardino, ma non erano gentili con lui, non lo consideravano e non gli davano aiuto, volevano fargli del male. Erano passati ormai mesi da quando il pappagallo aveva lasciato casa sua, così decise di ritornare. Camminò giorni e notti senza fermarsi, era impaziente di arrivare e finalmente ritrovò casa sua. Andò a dormire, poi la mattina dopo si alzò, andò alla finestra e guardò, era una bellissima giornata, il sole splendeva. Il pappagallo fece un sospiro profondo e si rese conto di essere molto felice! Che sbaglio aveva fatto! Aveva girato tutto il mondo in cerca della felicità e non si era accorto che la gioia più grande è avere accanto gli amici di sempre ed essere a casa dove tutti ti vogliono bene e ti aiutano.


Alunno quinta b

 


 Categoria di partecipazione     Adulti

Titolo del racconto: “Il giorno in cui Sveva parlò”

Traccia scelta: E se ci accorgessimo che la vita è bella.


Il giorno in cui Sveva si alzò in piedi sulla sedia, nel bel mezzo della classe quinta, lo ricordo bene. Era un venerdì di aprile ed ero arrivata in aula con un sorriso che i miei alunni avevano imparato ad interpretare: a distanza di qualche giorno sarei partita per il sud, in occasione delle vacanze pasquali e avrei finalmente rivisto i colori della mia terra e i miei cari dopo mesi di lontananza e nostalgia. Avevo spalancato le finestre per far entrare il sole con tutta la sua energia positiva e avevo esordito con un “What a beautiful day! Are you ready to start?” Neanche il tempo di finire e di girarmi verso i ragazzi, la vidi alzarsi prima in piedi, con una calma serafica da far spavento e poi sulla sedia, dinanzi a tutti, all’improvviso, senza esitazione e con un piglio a me sconosciuto. Il suo sguardo limpido e feroce restò a fissarmi per qualche secondo prima di parlare e il tempo sembrò fermarsi; i compagni di classe, disorientati, mi guardarono in attesa di una spiegazione che non arrivò mai. Quel giorno aveva indosso un maglioncino magenta decisamente pesante per il clima primaverile e le trecce, come di consueto, disordinate e raccolte in orribili fiocchi rosa pastello. Era evidente che Sveva si vestisse da sola ogni mattina e facesse il possibile per essere in ordine e profumata prima di mettersi in strada da sola e arrivare a scuola. Non aveva orologi e così aveva imparato a regolarsi con i rintocchi del campanile del paese, alle otto in punto si avviava ma la lentezza del passo e lo zaino troppo pesante le impedivano di essere puntuale; i compagni, malgrado i rimproveri, sghignazzavano quando la vedevano arrivare con lo zaino rattoppato mille volte dalle mani sapienti della nonna, con la merenda data frettolosamente sull’uscio di casa per dimenticanza in una mano e un quaderno nell’altra per l’ultima ripetizione prima dell’interrogazione. Era un gioco di equilibri la sua esile ed algida figura, una danza imbranata e dolcissima fino al banco, su cui planava serissima per timore di un richiamo. In silenzio sistemava tutta la sua mercanzia, sopra e sotto il banco, poche cose ma decorose e ben tenute. Quando ero in quinta alla prima ora, aspettavo di proposito il suo arrivo per iniziare la lezione, pur sapendo che Sveva non sarebbe intervenuta e sarebbe rimasta chiusa nel suo mondo sibillino e corazzato fino all’intervallo. Era sua abitudine fare dei disegnini che poi gettava dopo averli fatti in mille pezzi e senza averli mostrati a nessuno, questo accendeva un morboso interesse, tanto che i compagni, durante la merenda, tentavano di ricostruire le sue opere e i suoi codici segreti raccogliendo quei minuscoli frammenti di carta nel cestino. Fallivano miseramente ogni volta perché Sveva era brava a distruggere e quell’unica attenzione che le riservavano le concedeva il lusso di assumere un ghigno appagato e sicuro. Starle accanto non era facile, l’avevo capito subito, appena entrai in classe due anni prima. Sveva non chiedeva aiuto ma aveva bisogno d’aiuto, non comunicava emozioni ma trasudava pulsioni solo a guardarla. Imperturbabile e distante da tutti noi anni luce, destava curiosità e timore, attraeva i compagni come una calamita ma il suo infinito silenzio finì per allontanarli tutti. Il suo abisso era troppo profondo perché altri bambini potessero comprenderlo ed era troppo volubile perché noi docenti potessimo curarlo. Come scalfire un muro costruito come barriera verso l’esterno, mattone dopo mattone? L’esperienza mi ha insegnato che i bambini feriti nell’animo non perdonano gli adulti disattenti, che i loro occhi vuoti per la mancanza d’amore sono la colpa manifesta di genitori feroci e immaturi. Ma lei trascendeva da queste motivazioni, era oltre, era altro. Avevo creato un rapporto di tacita convivenza con lei, dopo aver tentato ogni strada per farla tornare tra noi, decisi che il rispetto della sua essenza aliena sarebbe stata la nostra salvezza, la nostra speranza, la nostra normalità. Non rinunciavo a coinvolgerla in tutte le attività, non mollavo la presa e lei lo sapeva, sapeva che per quanto ci provasse a diventare invisibile io avevo nelle mani un potere più grande del suo: la p assione per il mio lavoro e l’amore incondizionato verso gli indifesi, verso coloro che urlano pur restando in silenzio. Più proseguiva nell’intento di sparire, più io le puntavo gli occh i addosso, le sorridevo, la nominavo, le camminavo intorno poggiando sovente la mano sulla sua spalla. I compagni accettarono questo compromesso e pur tentando di instaurare un rapporto di qualche tipo, restarono sempre affamati della sua amicizia scadendo, ogni tanto, nello sfottò liberatorio proprio dei bambini e delle loro pulsioni così sincere. Bastava che Sveva alzasse lo sguardo dai suoi scarabocchi e li guardasse in faccia perché la smettessero, trafitti dall’inquietudine amara di quegli occhi pervinca. Quel venerdì accadde qualcosa, una magia inspiegabile, un evento capace di scuotere l’edificio intero, un uragano che non avremmo mai dimenticato. Sveva si alzò in piedi sulla sedia ed estrasse un bigliettino dalla tasca del suo jeans strappato, senza curarsi dello sbalordimento generale e dell’immobilità in cui ci aveva trascinati tutti iniziò a leggere: “Ho trascorso due anni qui con voi e con te, maestra, l’anno scolastico sta per finire e siamo in quinta elementare. Ho delle cose da dirvi prima che arrivi giugno e oggi è la giornata giusta. Due anni fa, in questo giorno, ho visto morire i miei genitori in un incidente stradale. Io sono sopravvissuta e i nonni si sono presi cura di me. Non so perché sia capitato a me, non so perché io non possa ricevere l’abbraccio della mia mamma o le carezze del mio papà. Perché non possa festeggiare con loro il Natale o il compleanno e ho odiato tutto e tutti. Anche i miei nonni perché hanno preso il loro posto senza meritarlo. Anche voi perché parlate sempre dei vostri genitori con gioia e anche te maestra perché sei diventata mamma e puoi amare la tua bambina come la mamma amava me. Eppure mi sono accorta che la vita è bella, che devo essere contenta di poter vedere il sole, la notte e le stelle, di poter imparare tante cose a scuola, di avere due nonni che mi vogliono bene. Sono felice di aver incontrato voi e vi  ringrazio per avermi sopportata in questi due anni. Anche se mi avete presa in giro tante volte, lo so che l’avete fatto senza cattiveria. Voglio ringraziare anche te maestra, perché non mi hai mai fatto sentire sola e la tua mano sulla spalla la ricorderò per sempre. Anche se non ho più la mamma e il papà, io sono qui e voglio restarci e come dice sempre la nonna: loro sono felici se io lo sono. E questo è quanto. Ora possiamo iniziare la lezione.” Mi guardò negli occhi e per la prima volta mi sorrise. Il mio cuore ebbe un sussulto violento e restammo per qualche istante tramortiti e imbambolati mentre Sveva si ricomponeva al suo posto e riprendeva i suoi disegnini variopinti, tornando nel suo consueto silenzio. Fu l’unica volta che la sentimmo parlare in due anni. Guardai i miei alunni, loro guardarono me, qualcuno aveva gli occhi lucidi e nessuno si mosse o parlò. I bambini sanno molte più cose di ciò che pensiamo e ci superano in sensibilità. In questo gioco di sguardi complici sentimmo che eravamo dei privilegiati, avevamo appena assistito a qualcosa che non prevedeva repliche. Alla rinascita dopo il dolore, alla volontà che supera i confini di ciò che la mente può concepire. Presi il gesso, lanciai un’ultima occhiata alla mia piccola grande Sveva, le sorrisi anche se lei non mi vide e dissi con la voce spezzata dall’emozione: scrivete la data. 

insegnante d'inglese: Di Risio Amelia

a cura di Tiziana Toso e Claudia Avidano